L’Eroica
dal nostro inviato Menthos
Gaiole in Chianti, 7 ottobre 2007
Prima partecipazione all’Eroica a cavallo di una Pogliaghi “Italcorse” del 1972 sistemata e adattata.
Un’esperienza eccezionale, la corsa piu’ intensa che abbia fatto fin ora, la piu’ massacrante. Una corsa particolare, parecchio diversa dalle ordinarie granfondo, uno spirito di partecipazione generale molto forte unito dalla passione sfrenata per la bicicletta ma sopratutto dal quel ciclismo che tra i suoi ingredienti contiene ancora la qualita’ dello stare insieme. Qui la corsa e’ solo il fantastico pretesto, il doveroso finalone di una kermesse. Un momento di alta concentrazione di pazzi in un posto incantevole come le colline del Chianti.
Una corsa non competitiva percui da interpretare dato le innumerevoli variabili date dal tipo di bici con cui si corre e dalla scelta del percorso:
corto: 38km (10 bianchi)
medio: 75km (35 bianchi)
medio-lungo: 135km (70 bianchi)
lungo: 205 (114 bianchi)
la corsa non e’ suddivisa in categorie
nessuno e’ escluso, previsti due diplomi “eroici”: tutti coloro che fossero arrivati entro le 19.30 con il percorso lungo e per la bici che avrebbe rispettato alcuni criteri di montaggio tradizionale vedi le gabbiette fermapiedi, i fili esterni dei freni al manubrio e i comandi del cambio al telaio.
Partenza alla francese, a scaglioni.
Per il percorso lungo si parte dalle 5 alle 7 del mattino, obbligatorie le luci, vige il codice stradale, non ci sono presidi ai bivi, solo segnalazioni. Scenario felliniano con stormi di lucine lampeggianti come lucciole scivolare tra le colline, le prime luci dell’alba con la foschia e panorami incredibili, Siena dall’alto.
Cinque controlli lungo il percorso esclusi partenza ed arrivo.
Cinque ristori che si differenziano dalle altre granfondo dalla scelta del menu, affettati, salumi, vino e persino la ribollita.
Se il giorno prima l’elemento principale della manifestazione era la naturale passerella per il paese delle biciclette iscritte con la ricerca appassionata di tutte quelle differenze di particolari costruttivi propri del sistema artigianale ormai quasi sorpassato, durante la corsa questi erano livellati dalla polvere bianca, dalla fatica e dalla sofferenza di ciclisti da ogni dove, oltre gli italiani sopratutto tedeschi, inglesi, belgi e francesi.
Non avevo ancora provato la bici e non avevo esperienza in fuoristrada ma facendola ho imparato a conoscerla e a muovermi con sicurezza sul brecciolino.
La bici e’ risultata quasi perfetta se non per qualche particolare:
Ho tenuto tutto integro e originale tranne manubrio, pedali e sella, tre elementi che mi hanno consentito di percorrere i 205 km, di cui piu’ della meta su sterrato, 3600m di dislivello in 10 ore e mezzo senza morire. Ho montato un manubrio tradizionale con delle leve freni con cavi interni al nastro, comode ed efficenti, pedali a sgancio rapido e la sella che uso da due anni sulla mia bici da corsa, una garanzia. Ho cambiato anche i pattini dei freni perche’ quelli originali erano ormai mezzi cotti.
Le ruote me le sono fatte con due bei mozzi Campagnolo Record d’annata e due cerchi Nisi HR22, l’anteriore incrociata in seconda quella posteriore in terza entraambi con 32 raggi inox.
Copertoncini Vittoria “Randonneur” 700×28, leggermente tassellati, ottima scelta, sufficiente tenuta e buona scorrevolezza sull’asfalto, mai bucato e le sollecitazioni sono state tente, troppe.
I rapporti 53/42 anteriori e i sei posteriori 13-25 un po’ troppo duri per quelle salite che hanno raggiunto il 23%, ci sarebbe voluto un bel 28 dietro ma non ho voluto modificarli sostituendoli con altri pacchi pignoni piu’ moderni.
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il prossimo anno si rifa sicuramente e con la stessa bicicletta eroica